Sintesi del mio intervento a Orvieto

Sintesi del mio intervento ad Orvieto 1. Forse il documento dovevamo farlo prima In questa legislatura la maggioranza non fa riforme e va avanti con modus vivendi provvisori e così continuerà probabilmente a fare ancora per molto, rendendo vane le attese di crolli imminenti. Nella crisi del rapporto del berlusconismo col Paese il Pd può inserirsi, ma lo può fare solo se riflette sul dato anomalo per cui ha perso più del Pdl nelle regionali. Non è stato un caso. Per mesi si è smantellata la vocazione maggioritaria, rinunciando a proposte programmatiche in grado di intercettare nuovi elettori, perché ciò sarebbe stato risolto da alleanze, soprattutto con partiti di centro. Il risultato è che il progetto è stato incrinato e che quelle alleanze non ci sono. Ci sono solo i costi e non anche i benefici. Per questo, se qualcuno volesse fare una critica fondata al documento dei 75 dovrebbe caso mai dirci che dovevamo farlo prima. Non si è mai visto un partito di opposizione che perde a metà legislatura più del Governo e una mancanza di critiche vigorose all’interno per il bene del partito stesso. 2. Riforma elettorale: prima le finalità poi la coalizione Sulla riforma elettorale ha ragione la relazione Petruccioli: è la missione che definisce la coalizione che l’approva e non viceversa. Si tratta di aggiungere la scelta dei rappresentanti alla scelta diretta del Governo, non di sostituire la seconda con la prima, tornando a una delega dopo il voto. In un sistema a partiti deboli una coalizione emergenziale che ci riportasse alla proporzionale più o meno pura, farebbe poi formare i Governi nel modo in cui oggi Berlusconi sta confusamente e trasformisticamente cercando di rimpolpare la sua maggioranza. Peraltro in un sistema di quel genere il ruolo di partiti come il Pd sarebbe fatalmente messo in discussione a favore di piccoli e medi partiti cerniera con logica corsara. 3. Coincidenza segretario/candidato premier: sì, ma solo se si rilancia la vocazione maggioritaria Non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca. Oggi chi più avversava la vocazione maggioritaria e pensava che solo partiti di centro alleati potessero portarci al Governo riscopre la coincidenza statutaria tra segretario e candidato Premier. Delle due l’una: o si riparte, come propone il Documento, con un partito a vocazione maggioritaria, in grado di andare oltre un terzo dei voti, e allora la coincidenza verrà da se, norma statutaria o meno; se invece si vogliono ampie coalizioni eterogenee e si spera in altri per far andare al Governo un partito della sinistra tradizionale, è ovvio che si sarebbe costretti ad appaltare la premiership ad altri.

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