Sconfitta per la giustizia e la memoria

Cimitero di Monte Soledi Andrea Tarquini E’ una grave sconfitta, e soprattutto un serio rovescio per la giustizia e la memoria dell’orrore del terzo Reich e del diritto delle sue vittime ad avere giustizia, quella incassata dall’Italia alla Corte internazionale dell’Aja sul doloroso tema della sorte dei criminali nazisti ancora in vita e liberi. Stamane il tribunale internazionale ha infatti dato ragione alla Germania nel contenzioso che opponeva i due paesi sulla liceità di inchieste e procedimenti giudiziari a carico di cittadini tedeschi che prestarono servizio nelle forze occupanti durante la seconda guerra mondiale responsabili di crimini di guerra o crimini contro l’umanità. Ha ragione Berlino, ha sentenziato la Corte dell’Aja, in quanto il principio di immunità, cioè in sostanza il divieto di estradare propri cittadini per consegnarli a qualsiasi magistratura straniera, è iscritto nel Grundgesetz, la sua Costituzione postbellica. E non è tutto: l’immunità legale, spiega ancora il verdetto del tribunale internazionale, significa anche che sono illegittime le richieste d’indennizzo avanzate tramite la giustizia italiana per le vittime delle atrocità naziste contro la popolazione civile o i loro familiari o discendenti. Un caso concreto, citato dalla Corte dell’Aja: l’Italia si sarebbe messa dalla parte del torto, sempre secondo i suoi giudici, per aver violato la sovranità della Germania quando nel 2008 la giustizia italiana decise che il cittadino italiano Luigi Ferrini aveva diritto a un indennizzo da parte della Germania per essere stato deportato in Germania nel 1944 per lavorare come forzato nell’industria degli armamenti del Reich. La sentenza della Corte dell’Aja quindi conferma l’immunità agli ultimi assassini, agli ultimi zelanti esecutori di Hitler. Come i responsabili dei massacri presso Arezzo, a Civitella, Cornia e San Pancrazio, dove i soldati del Reich trucidarono 203 persone. Nel luglio 2010 la Corte internazionale aveva già respinto il ricorso dell’Italia.  ("La Repubblica", 3 febbraio 2012)

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