Raccontare un'altra storia, di Giorgio Armillei

“Un sia pure imperfetto ordine liberale offre più di quanto prende, distribuisce beni pubblici (condizioni favorevoli allo sviluppo economico, sostegno alla democrazia e quindi ai governi per consenso, preservazione della pace) il cui afflusso è nell’interesse di tutti non interrompere”. Cosi Panebianco in un suo recente articolo.

Gli fa eco, dalle pagine di Civiltà cattolica, Jean Claude Hollerich, presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dei Vescovi dell’Unione europea. L’offensiva populista e illiberale cerca di darsi una veste pseudo religiosa. Ma si tratta di una veste che uccide il cristianesimo. “Perché l’amore non può esistere senza libertà, e la libertà è la condizione indispensabile di ogni interazione umana, è la condizione indispensabile dell’agire e della responsabilità politica. Senza libertà la nostra fede non esiste. Risvegliamo quindi nei nostri cittadini il senso della libertà, della responsabilità e della solidarietà, diamo priorità a una fede viva, che è relazione”.

Due esempi di una strategia di contrasto al populismo nazionalista che non tenta mimetici inseguimenti - i populisti pongono problemi veri ma sbagliano le terapie - ma che propone invece una narrazione diversa e alternativa, spostando il campo di gioco. Il populismo nazionalista sbaglia diagnosi e terapie, ha imposto nello spazio pubblico un frame regressivo, fondato sul risentimento, la rabbia, la nostalgia. Ha trovato un terreno libero da ostacoli per il convergere di contingenti e reversibili processi, fatti di cicli economici, aggressioni terroristiche ed errori tattici. Ha goduto della debolezza e della stanchezza degli avversari, intorpiditi dal business as usual come da forme ingenue  e suicide di multiculturalismo naif.

Una diversa narrazione che va cucinata con gli ingredienti giusti. La memoria collettiva da coltivare e da non dare per scontata. La drammatizzazione del momento di svolta nel quale la posta in palio si fa delicatissima. La restituzione ai più della percezione di avere un ruolo cruciale che non può corrispondere a quello di spettatori. E che ha bisogno di un leader. 

NATO e Unione europea sono i pilastri di questo ordine liberale. Di qui bisogna ripartire, senza ambiguità, anche in un contesto globale che non ha più le caratteristiche del momento unipolare che abbiamo conosciuto nell'ultimo decennio del XX secolo. “Il futuro è aperto a ogni possibilità – è ancora Panebianco a scrivere – non solo negative. Il pessimismo rischia di funzionare come una profezia che si autoadempie”. Non si tratta di destra o di sinistra. La partita è un’altra, prima ne prendiamo atto meglio è. Se teniamo all'ordine liberale. “In passato, il voto in Europa dipendeva in gran parte da una netta separazione tra destra e sinistra. Le destre e le sinistre classiche – scrive Hollerich - non presentano oggi molte differenze nelle nostre democrazie europee. Coloro che cercano una differenza politica più netta si orientano verso le destre e le sinistre più estreme, che spesso si compiacciono di populismi semplicistici.”

E’ questa la posta in palio il prossimo 26 maggio.

 

 

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