La mia spiegazione della mozione Renzi

Presentazione della mozione Renzi di Stefano Ceccanti Pd Aurelio, 23 marzo    

  1. Premessa: cosa significa illustrare una mozione tra testo, pre-testo e con-testo
Ciascuno di noi che si trovi a illustrare una mozione congressuale prende necessariamente come riferimento tre elementi: il testo scritto nella sua oggettività cercando evidentemente di gerarchizzare gli elementi più importanti (in tempi di post-verità è sempre un ancoraggio importante), il pre-testo (cioè le vicende da cui esso scaturisce e senza le quali non è facilmente comprensibile) e il con-testo (le vicende che lo accompagneranno da qui fino al 30 aprile).
  1. Partiamo dal pre-testo: il Congresso anticipato e le regole del Pd, partito estroverso a vocazione maggioritaria e la soluzione immediata della candidatura alla guida del Governo (primo argomento forte per la mozione Renzi)
I due elementi più importanti del pre-testo sono il carattere anticipato del Congresso e le regole del Pd. Un Congresso anticipato perché il risultato negativo del referendum ha imposto un passaggio democratico nuovo delegittimando gli esiti del Congresso precedente. Era una scelta doverosa, anzi andava decisa sin da subito, dopo il 4 dicembre, senza tergiversare. Quando si viene smentiti dall’insieme dell’elettorato, nonostante il consenso della stragrande maggioranza degli elettori Pd, c’è un’obiettiva delegittimazione che comporta la ricerca di una nuova legittimità. Quel voto, secondo gli attenti studi sulle motivazioni, da quelle più economiche a quelle più culturali-identitarie, non ha rivelato un dissenso sulle concrete riforme proposte, ma ha coagulato dissensi per varie scelte del Governo guidato dal segretario del Pd e forse ancora di più sulla persona di Renzi. E’ stato quindi un voto pienamente politico che richiede una risposta ad una semplice domanda: “Perché chi non ci ha votato dovrebbe tornare a votarci?” Senza dimenticare però che chi ha continuato a darci il consenso può anche porre la domanda opposta: “Perché dovrei tornare a votarvi se non proseguite sulla strada delle riforme?” Le regole del Pd incanalano in modo chiaro questa nostra discussione. Passiamo ora attraverso il voto degli iscritti per selezionare le opzioni interne più rappresentative per rimettere la scelta alla platea più vasta degli elettori. Facciamo questo perché il congresso del Pd è il congresso di un partito estroverso che parte dalla proposta al Paese e che, sulla base di essa, dibatte su come organizzare il Partito. Le due cose si tengono in modo indissolubile e la prima trascina la seconda. Non a caso Schulz è stato indicato prima candidato Cancelliere e poi eletto Presidente (ovvero segretario) del Partito Per questo noi siamo chiamati per Statuto anzitutto a scegliere un candidato alla guida del Governo che è poi anche responsabile del partito. Altrimenti non avrebbero senso né le primarie aperte né piattaforme centrate sulle politiche. Questa è una tendenza di tutti i partiti a vocazione maggioritaria nelle democrazie parlamentari: Qui si coglie tutta la diversità con le altre due mozioni che si basano invece sulla riproposizione dell’anomalia italiana della distinzione tra guida del partito di maggioranza e del governo, che indebolisce il principio di responsabilità di fronte agli elettori perché rende difficile capire chi prende davvero le decisioni, oltre a indebolire la forza del Governo all’interno e nei rapporti con l’Unione europea. Quella anomalia poteva anche aver senso dentro una democrazia priva di alternanza, in cui le coalizioni di governo erano fisse, ma si è dimostrata del tutto devastante per il centrosinistra dopo il 1996. A rigor di logica le altre due mozioni, proponendo di sdoppiare le cariche, dovrebbero peraltro parlare solo di organizzazione interna di partito. In alternativa dovrebbero allora proporre anche il nome di un candidato alla guida del Governo distinto dal candidato segretario, che forse non hanno. Il loro eventuale successo, quindi, colpirebbe l’unica leadership di Governo che il Pd ha, quella di Renzi, lasciando sguarnita a pochi mesi dal voto la proposta per la guida del Governo. Questa è la prima ragione di fondo per cui votare la mozione Renzi perché è l’unica che dà subito una proposta di Governo. Già il referendum costituzionale ha indebolito il sistema di regole di una democrazia dell’alternanza, se colpiamo anche la regola-chiave del partito a vocazione maggioritaria, il doppio ruolo con le annesse primarie aperte, diamo un contributo gravemente dannoso al futuro politico del Paese.
  1. Tenere conto del con-testo: la possibile svolta dell’Unione europea per un’integrazione amica della democrazia. Europa first. Unione federale con elezione diretta di chi governa, primarie per un nuovo centrosinistra europeo (seconda ragione forte per la mozione Renzi)
Le nostre primarie si svolgono nei mesi della possibile svolta dell’Unione europea. Non perché siano decisive le celebrazioni dei 60 anni della Cee e dell’Euratom e la dichiarazione finale dei capi di governo, ma perché lo sono invece le elezioni francesi e tedesche che si svolgono avendo questo tema come prioritario. Potremmo dire che l’integrazione post-Maastricht centrata sugli accordi tra i Governi, ha esaurito la sua spinta propulsiva perché, al di là dell’impotenza o di molte infelici decisioni, ha messo in contrapposizione integrazione e democrazia. Quasi nessuno sostiene quindi lo status quo e sono premiate le posizioni più chiare: quella progressiva che vuole un nuovo matrimonio tra integrazione e democrazia (si veda la piattaforma del candidato Macron, ma anche le proposte di Schulz e Merkel) e quella regressiva che vuole giocare la democrazia solo in chiave di sovranismo nazionale (Le Pen, ma anche l’Afd tedesca). La mozione Renzi fa una serie di proposte radicali in questa chiave distinguendo le 2 Europe possibili (integrazione economica e integrazione politica), in quella a integrazione politica distingue bene le due diverse sovranità tra livello statale e federale e supporta l’unione federale con la doppia scelta democratica del vertice dell’Europa federale (primarie nelle varie famiglie politiche e poi elezione diretta). Se i 3 grandi Paesi con Macron, Schulz e Renzi si mettono alla guida di questo percorso nei tre Paesi più grandi della zona Euro esso non sarà arrestabile, anche se passerà con tutta probabilità per tappe intermedie. Attenzione: non si tratta di una semplice ingegneria istituzionale. Tutte le principali policies di cui parliamo nelle mozioni non sono perseguibili in modo efficace solo dal Governo italiano. Immigrazione e asilo, difesa e sicurezza, sviluppo economico con investimenti pubblici richiedono l’Unione federale. Se ad esempio davi fare una politica su immigrazione e asilo sono un Governo federale può stabilire criteri per spalmare gli arrivi ovunque in modo equilibrato; se ci si affida solo alla cooperazione tra Governi è fatale che quasi tutto venga delegato ai soli Paesi dove i migranti arrivano che non possono evitarlo mentre gli altri si tirano fuori per non perdere voti a casa propria. I margini che possono avere i singoli Governi nazionali, anche quando cambiano colore politico, sono oggi minimali. Per questo le proposte sull’Unione federale sono il punto numero 1 di qualsiasi campagna elettorale di questo periodo: Europa first. Questa è la seconda ragione di fondo per votare la mozione Renzi: è vero che in questo caso, a differenza del punto precedente sul “doppio incarico” tra Presidente del Consiglio e segretario” non ci sono distinzioni di principio tra le mozioni che condividono tutte la prospettiva dell’Unione federale con scelta diretta del Governo federale. Tuttavia le altre due mozioni non prevedono le primarie interne ad ogni famiglia politica che sono anche lo strumento necessario per allargare il Pse a tutte le realtà del centrosinistra che gli sono ancora esterne e che in molti Paesi sono diventate spesso più rappresentative dei partiti del Pse, come D66 e i Verdi in Olanda e Macron in Francia. L’unico disegno di centrosinistra a vocazione maggioritaria su scala continentale per dare un segno diverso alle politiche federali. 4- Il testo e il lavoro che deve proseguire in Italia: l’attenzione doppia a meriti e bisogni come chiave confermata delle politiche e terzo motivo per votare la mozione Renzi Ovviamente non tutto è Europa, alcuni margini nazionali ci sono e ci saranno. Per questo il testo della mozione insiste poi giustamente sulle altre riforme che sono state realizzate, in tutto o in parte: dal Jobs Act (che si sta completando ora sulle politiche attive), alla decontribuzione per i nuovi assunti, alla riduzione della tassazione sul lavoro (80 euro, che Macron sta imitando) e sull’impresa (riduzione Ires e Irap), buona scuola (con maggiori finanziamenti in istruzione per 3,5 miliardi), unioni civili, biotestamento, dopo di noi. E, rilanciando ora, nelle forme possibili, anche sulla conferma dell’impianto maggioritario della legge elettorale per far fronte alla sconfitta referendaria e alla conseguente sentenza sull’Italicum, la mozione afferma peraltro che noi dobbiamo continuare a ragionare dando priorità ai contenuti di cui le alleanze sono una variabile dipendente. Anche qui possiamo trovare, nella forza riformatrice praticata pur in un contesto parlamentare ostile (le famose elezioni ‘non vinte’ del 2013) la terza ragione di fondo per cui votare la mozione Renzi, mentre le altre enunciano soprattutto un riformismo futuro e non ne è spesso chiaro l’orientamento complessivo al di là delle singole proposte. Tutto può sempre essere fatto meglio, comprese le riforme varate in questa legislatura, ma si deve capire se si mantiene o no l’impianto culturale complessivo che è quello di tenere insieme la valorizzazione dei meriti e la tutela dei bisogni, le libertà e le protezioni. La sinistra di governo non si può limitare solo a rappresentare tutele e protezioni, i soli perdenti reali e potenziali dei processi di modernizzazione come fanno o rischiano di fare altri partiti socialisti europei, perché, in quel caso, sfuggendole la direzione complessiva del mutamento, diventa poco attrattiva anche per quelle stesse fasce sociali. Il welfare non deve solo risarcire, ma anche e soprattutto sostenere la persona e la voglia di mettersi in gioco, deve essere una rete di sicurezza. Affrontando il bisogno, il nuovo welfare deve consentire a tutti di poter scegliere, favorendo l’iniziativa delle persone e premiandone gli sforzi. Per di più va rilevato che per molti aspetti quelle riforme possono dare solo effetti nel medio-lungo periodo, esattamente come accaduto in Germania con quelle di Schroeder. Siamo già nel mood della ripresa a patto che non le smantelliamo. Postilla finale: il Congresso, come detto sopra, si svolge prioritariamente sulle proposte per il Paese, soprattutto questo Congresso anticipato in questo specifico contesto post 4 dicembre. Le questioni interne di assetti organizzativi di partito che a rigor di logica riguardano i soli iscritti sono rilevanti in questo appuntamento nella misura in cui influenzano quegli obiettivi, ma il luogo proprio di decisioni sulla forma partito non è appunto il congresso.  Va certo rilevato che qui si è registrata una difficoltà costante sin dal 2007 (siamo un partito giovane, va sempre tenuto presente) di tutti i segretari che si sono succeduti a dar vita ad un partito realmente nuovo, che valorizzasse gli iscritti e senza essere introverso e a mantenere rapporti stabili con una fascia di simpatizzanti di cui peraltro conosce i dati, visto che votano alle primarie. Il carattere permanente di questa difficoltà dimostra che essa non ha nulla a che vedere col “doppio incarico”. Ciò detto su questa materia vi sono idee interessanti in tutte le mozioni, idee che andranno confrontate valorizzando anche e soprattutto le “buone prassi” già emerse.      

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