Vince la globalizzazione, di Giorgio Armillei

Che si debba tutti guardare con soddisfazione al successo di Milano Cortina 2026, anzi proprio festeggiare, è più che ragionevole. Che tutte le famiglie politico culturali del paese possano intestarsi questa vittoria, ecco, questo è un po' meno ragionevole. Anzi è decisamente inopportuno. Più d’una infatti non sembra poter disporre di questa chance e se al contrario ne fa uso, beh allora vuol dire che sta facendo ideologia o semplice propaganda.

Non possono intestarsi questo successo i nazionalpopulisti. Le Olimpiadi sono un processo globale per eccellenza, nel quale non operano confini nazionali e statali, sono la culla del merito. In altri termini: eguaglianza dei punti di partenza ma non certo eguaglianza dei risultati, altro che uno vale uno. Prima chi è più bravo e vince, altro che prima gli italiani.

Non possono intestarsi questo successo i sovranisti. Lo sport è un campo nel quale l’ordinamento giuridico passa accanto allo stato e crea il suo diritto. Altro che “se vuoi decidere presentati alle elezioni”. Niente politica e nessun sovrano: un diritto cosmopolitico senza stato. Uno dei più importanti. Sovranisti e diritto sportivo sono incompatibili. O si sta dalla parte dei primi, o si sceglie il secondo.

I giochi assegnati a Milano e Cortina 2026 sono una vittoria limpida della globalizzazione e un altrettanto limpida sconfitta del sovranismo e della decrescita. Sono un “bene pubblico globale” come dicono i giuristi, tutelato da un ordinamento globale, oggetto di un contratto tra CIO e città ospitante. Gli apparati degli stati e i governi fanno lobbying - d’altra parte gli stati sono gruppi di interesse come tutti gli altri, più o meno influenti - assistono e garantiscono.

Non sembra ma i giochi a pensarci bene – al netto del folklore nazionalistico - sono la tomba del sovranismo e del populismo. 

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