Sull'assemblea del Pd
Ho seguito da casa i lavori dell’Assemblea. Ho capito Renzi, che aveva sbagliato a non indire il congresso subito dopo la sconfitta referendaria e che ha finalmente compreso che non si poteva andare alle amministrative con un partito in situazione confusionale. Ho capito lo splendido intervento di Veltroni che ha spiegato le ragioni di fondo che hanno motivato il Pd e che ci tengono insieme. Non ho capito la minoranza. Epifani ha fatto un discorso che motiva una piattaforma alternativa dentro lo stesso partito e non una scissione. Bersani, Speranza e Rossi parlano solo alle Tv e D’Alema sembra scomparso. La minoranza insisteva per votare dopo le amministrative (avendo nel frattempo logorato il partito insieme al suo segretario), ma non ha presentato nessuna delle due scelte che avrebbero consentito quell’esito: né una candidatura alternativa a segretario per la parte rimanente del mandato (cosa che avrebbe congelato il congresso) né una modifica statutaria per allungare il periodo di quattro che passa tra l’accettazione delle dimissioni del segretario (oggi) e lo svolgimento delle primarie. Esse si devono così per forza svolgere entro metà giugno, ma, non potendosi sovrapporre alle amministrative, possono essere fissate solo ad aprile o maggio. Visto che è solo l’Assemblea che può modificare lo statuto, ciò significa che da ora in poi il calendario non è più negoziabile oltre quella data: non può cambiarlo né la Direzione né la Commissione che agiscono a Statuto vigente. A questo punto parla il Presidente della Puglia Emiliano che pochi giorni fa minacciava la scissione se non si fosse fatto il congresso (versione 1), che ieri aveva all’opposto minacciato la scissione se si fosse fatto presto il congresso (versione 2) e che oggi sembra rientrato (versione 3). Ma a tarda sera (versione 4) firma un documento con gli altri candidati (che lo riporta a ieri). Non è che tra un po’ avremo un Emiliano 5 che torna al pomeriggio? Non a caso due ottime giornaliste danno al momento interpretazioni opposte: Angela Mauro crede che l’Emiliano finale sia il 3 (o il 5): http://www.huffingtonpost.it/2017/02/19/matteo-renzi-scissione_n_14862000.html?utm_hp_ref=italy mentre Emilia Patta crede che quello vero sia il 4: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2017-02-19/dopo-l-assemblea-pd-piu-il-voto-giugno-190423.shtml?uuid=AEYlKKZ&utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter Non so chi abbia ragione. Mi dispiace per chi è stato lì per tutta la giornata e si ritrova ora conclusioni forse diverse. Tutto ciò ha comunque un solo nome: irresponsabilità. E non c’entrano i giudizi politici diversi che si possano dare su Renzi e che si possono legittimamente esprimere dentro questo spazio politico, almeno per coloro che non condividono né il confuso dilettantismo del M5S né la destra sovranista né la destra incerta di Berlusconi. Anche perché le conseguenze non sono solo sul Pd. Perché è ovvio che, a seconda della grandezza della scissione al Senato, checché ne dica apparentemente la minoranza, rischia il Governo e anche la continuità della legislatura. Dal suo legittimo (e logico) punto di vista il nuovo segretario di Sinistra Italiana Fratoianni saluta positivamente la scissione e invita a collaborare ritrovandosi insieme all’opposizione dato che non si capirebbe perché scindersi da un partito e sostenere il Governo espresso da quel medesimo partito. Se non avessi già rinnovato la tessera al Pd Aurelio sentirei il dovere morale di farla domattina.
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